IL CARBONE VEGETALE O DI LEGNA |
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La
produzione del carbone di legna veniva effettuata con il poiàt o
carbonaia, ad opera dei "carbuner", assai spesso veri e
propri specialisti che iniziavano il loro lavoro fin da ragazzi
diventando così profondi conoscitori di un’arte facile a dirsi, ma
alquanto difficile da praticare.
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Per l’allestimento della carbonaia veniva preparato nel bosco uno spiazzo pianeggiante, pulito da sassi e radici; al centro si piantava un palo alto circa m 2,50 costruendovi attorno una incastellatura vuota o condotto centrale, attorno al quale venivano da prima appoggiati i pezzi di legna più grossi che abbisognano di maggior tempo di cottura e poi via via quelli più piccoli costituendo diversi strati e facendo assumere alla catasta un aspetto cupoliforme. Il cumulo di legna veniva rivestito con fronde di abete e quindi ricoperto con uno strato di terra di circa 10 cm di spessore per impedire l’afflusso dell’aria e di assorbire i vapori che si sprigionavano durante la carbonizzazione. |
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La carbonaia veniva
accesa introducendo dal condotto centrale o fornello dei pezzi di legna
in combustione [G];
dopo che il fuoco si era diffuso dal fornello all'interno della catasta,
la bocca del fornello veniva chiusa. Aveva così inizio la fase della
"cottura" la cui durata era in relazione al quantitativo di
legna impiegato (per circa 60 q.li necessitavano circa 7 giorni).
Durante tale periodo, il poìàt andava costantemente controllato giorno
e notte. Nei primi due giorni la carbonizzazione veniva fatta alla
cieca, cioè senza aprire fori nella copertura di terra.
Successivamente, procedendo dall’alto verso il basso, venivano aperti
appositi sfiatatoi per consentire al fumo di uscire e per estendere la
carbonizzazione a tutta la catasta. Quando il fumo assumeva una
colorazione turchina significava che il carbone era fatto; i buchi
venivano tappati e se ne facevano altri più in basso fino a contatto
del terreno. Quando anche da questi usciva fumo turchino la
carbonizzazione era finita. Con opportune precauzioni, in modo che non prendesse fuoco, si procedeva quindi all’estrazione del carbone, spegnendo gli eventuali focolai con acqua o ricoprendoli di terra ed accumulando il carbone nel carbonile o carbonaia. Il passaggio da legno a carbone comporta una sensibile diminuzione delle dimensioni, variabile dal 25 al 40% circa; ciò nonostante i pezzi di carbone conservano ancora elementi caratteristici del legno di provenienza, cosicché, spesso, è ancora possibile identificare la specie legnosa. Questa tecnica consente di produrre, partendo dalla legna anche di scarso valore, un eccellente combustibile avente un buon potere calorifico [G]. |